Progetto Pandora (P2)

La punizione divina

Il testo di Esiodo qui tradotto presenta diversi temi importanti che l’autore mette in evidenza. Uno di questi è sicuramente la punizione divina, argomento principale del racconto. Tuttavia questo tema non è nuovo alla letteratura: esso, infatti, compare già nell’Iliade ed è possibile incontrarlo fin da subito, nel primo libro, con l'episodio di Crise. Eccone qui un estratto:

“E qual de’ numi inimicolli? Il figlio
Di Latona e di Giove. Irato al Sire
Destò quel Dio nel campo un feral morbo,
E la gente pería: colpa d’Atride
Che fece a Crise sacerdote oltraggio.“

Iliade I, 10-14 traduzione Vincenzo Monti

Anche l'Odissea presenta più volte il tema della punizione divina, a partire dall'accenno che fa il proemio alla stolta ὕβρις dei compagni di Ulisse, che si attirano la punizione divina cibandosi delle vacche sacre al Sole.

ma indarno <Ulisse>
Ricondur desiava i suoi compagni,
Che delle colpe lor tutti periro.
Stolti! che osaro vïolare i sacri
Al Sole Iperïon candidi buoi
Con empio dente, ed irritaro il Nume,
Che del ritorno il dì lor non addusse.

Odissea I, 8-14, traduzione Ippolito Pindemonte

Questo stesso tema è anche presente in testi più recenti, come, per esempio, nella maggior parte delle opere di Eschilo (autore greco che visse circa duecento anni dopo la stesura del testo riguardante Pandora). Egli, infatti, basa le sue opere sul tema della punizione divina e sulla colpa dei mortali presentando il suo pensiero attraverso rappresentazioni di tragedie.

Inoltre esso compare non solo in poemi di carattere epico o tragedie, ma anche nelle note favole di Esopo. In queste ultime è ben esplicita la punizione del dio o della dea; un esempio ne è la storia “Le rane chiesero un re”.

Altro esempio, questa volta appartenente alla letteratura epica latina, è l’Eneide che, essendo anch’esso un testo epico nel quale compaiono le divinità, è soggetto alla presenza del tema della punizione divina. Un chiaro passaggio in cui compare questo argomento è anche qui un episodio di naufragio. Eccone qui un passo riportato:

“Cosí dicendo, al cavernoso monte
con lo scettro d'un urto il fianco aperse,
onde repente a stuolo i vènti usciro.
Avean già co' lor turbini ripieni
di polve e di tumulto i colli e i campi,
quando quasi in un gruppo ed Euro e Noto
s'avventaron nel mare, e fin da l'imo
lo turbâr sí, che ne fêr valli e monti;
monti, ch'al ciel, quasi di neve aspersi,
sorti l'un dopo l'altro, a mille a mille
volgendo, se ne gian caduchi e mobili
con suono e con ruina i liti a frangere.
Il grido, lo stridore, il cigolare
de' legni, de le sarte e de le genti,
i nugoli che 'l cielo e 'l dí velavano,
la buia notte, ond'era il mar coverto,
i tuoni, i lampi spaventosi e spessi,
tutto ciò che s'udia, ciò che vedevasi
rappresentava orror, perigli e morte: [...]”

Eneide I, 131-149 traduzione Annibal Caro

Infine un ultimo esempio può essere tratto dal noto episodio biblico della cacciata dall'Eden, dove la punizione è per di più attuata da un dio che non appartiene alla religione latina o greca.
Eccone qui un estratto in cui vengono nominate le tre punizioni divine che seguono il peccato originale:

“Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché tu hai fatto questo,
sii tu maledetto più di tutto il bestiame
e più di tutte le bestie selvatiche;
sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia tra te e la donna,
tra la tua stirpe
e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».
Alla donna disse:
«Moltiplicherò
i tuoi dolori e le tue gravidanze,
con dolore partorirai figli.
Verso tuo marito sarà il tuo istinto,
ma egli ti dominerà».
All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare,
maledetto sia il suolo per causa tua!
Con dolore ne trarrai il cibo
per tutti i giorni della tua vita.
Spine e cardi produrrà per te
e mangerai l'erba campestre.
Con il sudore del tuo volto mangerai il pane;
finché tornerai alla terra,
perché da essa sei stato tratto:
polvere tu sei e in polvere tornerai!”

Genesi, 14-19

Va però notato che, se Pandora è stata creata appositamente per nuocere all'umanità, Eva lo è stata con l'intento di aiutare Adamo: "Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile» (Gen 2, 18). E la reazione dell’uomo rende chiaro che l’intento di Dio è stato realizzato:

«Questa volta essa
è carne dalla mia carne
e osso dalle mie ossa.
La si chiamerà donna
perché dall'uomo è stata tolta». (Gen 2, 23)

Se poi entrambe le donne sono coinvolte nella fine della vita felice dell’umanità, la Bibbia non scarica su Eva l’intera responsabilità oggettiva del fatto, poiché, da una parte, ella è vittima della tentazione del serpente, e, dall’altra, anche l’uomo partecipa all’azione che era stata vietata ad entrambi:

"Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?».
Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete».
Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male».
Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò." (Gen 3, 1-6)

2014 V B Liceo Classico Aosta