Progetto Pandora (P2)

Testo greco con alcune note

Ἐν δ᾽ ἄρα οἱ1 στήθεσσι2 διάκτορος Ἀργεϊφόντης
ψεύδεά3θ᾽αἱμυλίους τε λόγους καὶ ἐπίκλοπον ἦθος
τεῦξε4 Διὸς βουλῇσι5 βαρυκτύπου· ἐν δ᾽ ἄρα φωνὴν
θῆκε6 θεῶν κῆρυξ, ὀνόμηνε7 δὲ τήνδε γυναῖκα
Πανδώρην8, ὅτι πάντες Ὀλύμπια δώματ᾽ ἔχοντες
δῶρον ἐδώρησαν9, πῆμ᾽ ἀνδράσιν ἀλφηστῇσιν10
Αὐτὰρ ἐπεὶ δόλον αἰπὺν ἀμήχανον ἐξετέλεσσε11
εἰς Ἐπιμηθέα πέμπε12 πατὴρ κλυτὸν Ἀργεϊφόντην
δῶρον ἄγοντα, θεῶν ταχὺν ἄγγελον· οὐδ᾽ Ἐπιμηθεὺς13
ἐφράσαθ'14 ὥς15 οἱ ἔειπε16 Προμηθεὺς μή ποτε δῶρον
δέξασθαι πὰρ Ζηνὸς17 Ὀλυμπίου, ἀλλ᾽ ἀποπέμπειν
ἐξοπίσω, μή πού τι κακὸν θνητοῖσι γένηται18.
αὐτὰρ ὃ19 δεξάμενος, ὅτε δὴ κακὸν εἶχ᾽, ἐνόησε.
Πρὶν20 μὲν γὰρ ζώεσκον21 ἐπὶ χθονὶ φῦλ᾽ ἀνθρώπων
νόσφιν ἄτερ22 τε κακῶν καὶ ἄτερ χαλεποῖο πόνοιο23
νούσων24 τ᾽ ἀργαλέων, αἵ τ᾽ ἀνδράσι Κῆρας ἔδωκαν25.
[αἶψα γὰρ ἐν κακότητι βροτοὶ καταγηράσκουσιν.]
Ἀλλὰ γυνὴ χείρεσσι26 πίθου μέγα πῶμ᾽ ἀφελοῦσα27
ἐσκέδασ᾽28, ἀνθρώποισι δ᾽ ἐμήσατο κήδεα29 λυγρά.
μούνη δ᾽ αὐτόθι30 Ἐλπὶς ἐν ἀρρήκτοισι δόμοισιν31
ἔνδον ἔμιμνε πίθου ὑπὸ χείλεσιν32, οὐδὲ θύραζε
ἐξέπτη33· πρόσθεν γὰρ ἐπέμβαλε πῶμα πίθοιο
[αἰγιόχου βουλῇσι Διὸς νεφεληγερέταο].
Ἀλλα δὲ μυρία34 λυγρὰ κατ᾽ ἀνθρώπους ἀλάληται35·
πλείη36 μὲν γὰρ γαῖα κακῶν, πλείη δὲ θάλασσα·
νοῦσοι δ᾽ ἀνθρώποισιν ἐφ᾽ ἡμέρῃ37, αἳ38 δ᾽ ἐπὶ νυκτὶ
αὐτόματοι φοιτῶσι, κακὰ θνητοῖσι φέρουσαι
σιγῇ, ἐπεὶ φωνὴν ἐξείλετο μητίετα39 Ζεύς.
Οὕτως οὔ τί πη ἔστι Διὸς νόον ἐξαλέασθαι40.

1 - Il pronome di terza persona οὗ, οἷ, ἕ, che in attico è raramente usato, e solo con valore riflessivo, nella lingua omerica si incontra spesso con valore non riflessivo; qui la forma οἷ è enclitica; corrisponde a αὐτῇ

2 - È il dativo plurale di στήθος, -ους (distratto -εος), τό, si tratta di una desinenza ionica, il cui corrispondente attico è στήθεσι.

3 - E' l'accusativo plurale di ψευδής, -ές, nella forma distratta dell'attico ψευδῆ.

4 - È la terza persona singolare attiva del indicativo aoristo primo suffissale, privo di aumento; viene da τεύχω. Il termine si trova in posizione di rejet, figura retorica che consiste in una frattura, causata dall'andare a capo a fine verso, della sintassi, principalmente per mettere in evidenza una parola.

5 - È il dativo plurale di βουλή, - ῆς, ἡ. Si tratta della desinenza ionica equivalente all'attico βουλαῖς.

6 - È l'aoristo cappatico attivo, terza persona singolare di τίθημι. Forma ionico-epica dell'attico ἔθηκε, privata dell'aumento.

7 - È la terza persona singolare dell'aoristo di ὀνομάζω, forma οmerica che in attico si presenta come ὠνόμασε.

8 - Rejet

9 - Figura etimologica cioè una figura retorica ove si ha l'accostamento di due o più parole che condividono la stessa radice etimologica. Letteralmente, infatti: “donarono un dono”.

10 - È il dativo plurale maschile di ἀλφηστής -oῦ, ὀ, in forma ionico epica. L'equivalente attico si presenta come ἀλφησταῖς.

11 - Aoristo di ἐκτελέω, con il raddoppiamento della sigma.

12 - Imperfetto di πέμπω, senza aumento

13 - L'etimologia del nome Ἐπιμηθεύς è confermata da ciò che il testo dice in seguito: infatti esso significa “colui che riflette in ritardo”.

14 - È la terza persona singolare dell’aoristo primo indicativo medio del verbo φράζω; ἐφράσατο diventa ἐφράσαθ᾿ per elisione della omicron e aspirazione di tau davanti all'aspirazione di ὡς. Di per sé, il significato del verbo all’attivo è insegnare o riferire, ma al medio prende il significato di pensare, riflettere.

15 - Vedi nota 1; qui equivalente a αὐτῷ

16 - Terza persona singolare dell’aoristo secondo attivo del verbo λέγω, nella forma omerica corrispondente all'attico εἶπε.

17 - È una variante di παρά, qui con Ζηνὸς introduce un complemento d’agente. Ζηνὸς è il genitivo singolare da Ζήν, Ζήνος, ὁ, variante omerica dell'attico Zεύς, Δίος, ὁ.

18 - Ci troviamo di fronte ad un’altra terza persona singolare di un aoristo secondo appartenente al modo congiuntivo, questa volta di un verbo deponente, infatti deriva dal verbo γίγνομαι.

19 - Nesso relativo, riferito a δῶρον; letteralmente “avendo accolto il quale...”.

20 - Esiodo, grazie all'avverbio “πριν” vuole specificare il fatto che prima gli uomini vivevano in una situazione di frugalità e si accontentavano di poco per essere felici, finché Pandora non aprì il vaso che fece uscire tutti i mali e strappò gli uomini da quella che è definita età dell'oro.

21 - Ecco una terza persona plurale indicativo imperfetto da ζάω. È una forma epica che presenta il suffisso -σκ-, che indica la ripetitività di un'azione. Il suo equivalente attico è ἒζων.

22 - È in funzione di rafforzativo di νόσφιν. Questa preposizione regge i successivi genitivi.

23 - Sono due genitivi singolari nella forma epica utilizzata e, perciò, derivata da Omero. L'equivalente forma attica è χαλεποῦ πόνου.

24 - È il genitivo plurale da νούσος, -ου, ὁ. È una forma ionica il cui equivalente attico è νόσος, -ου, ὁ.

25 - Letteralmente si traduce “portano agli uomini le Chere”, che sono la personificazione dell'immutabile destino. Ἔδωκαν è un indicativo aoristo atematico misto, 3a persona pl. da δίδομι. Questo verbo è differente dalla normale forma ἔδοσαν poiché presenta il suffisso -κα-, che nell'attico è limitato alle persone singolari.

26 - Viene da χείρ, χεῖρος, ἡ, dativo plurale strumentale in forma epica dell'equivalente attico χερσί.

27 - Participio aoristo forte, nominativo femminile singolare, viene da ἀφαίρεω e si riferisce a γυνή.

28 - Rejet

29 - Da κῆδος, -ους, τό, accusativo plurale in forma ionica non contratta dell'equivalente forma attica κήδη.

30 - È un avverbio di stato in luogo che deriva dal pronome αὐτός con l'aggiunta del suffisso locativo -ι. Il locativo era un caso presente sia in greco che in latino che indicava lo stato in luogo e che, col tempo, è caduto in disuso nella declinazione di una parola, coincidendo però spesso col caso dativo, in greco, e col caso genitivo in latino.

31 - Sono due forme del dativo plurale in -οισι (paragoge, aggiunta di una vocale finale, che crea una sillaba in più) tipiche della lingua omerica, utilizzata da anche da Esiodo. L'aggettivo ἄρρηκτος, formato da ἀ privativo e ῥήγνυμι (rompere), vuole significare il fatto che il vaso è molto robusto e difficile da rompere, come a indicare una metafora dei mali e delle malattie che ne fuoriescono, anch'esse robuste e difficili da sconfiggere proprio come il vaso stesso.

32 - Figura retorica dell'anastrofe, consistente nell'inversione dell'ordine abituale di un gruppo di termini successivi.

33 - Rejet - Aoristo terzo di ἐκπέτομαι, senza suffisso e senza vocale tematica, dal tema verbale πτε-

34 - Mυρία si tratta del nominativo plurale neutro da μυρίος,-α,-ον.è l’attributo di λυγρά e si traduce con “infinite, innumerevoli”. Esso infatti è comune alla lingua omerica e non ha ancora assunto il significato di aggettivo numerale (μύριοι,-αι,-α) che significa 10.000.

35 - Indicativo perfetto medio passivo, terza persona singolare da ἀλάομαι. Questo verbo presenta un raddoppiamento attico (ripetizione cioè della vocale iniziale del tema e della consonante che la segue) ma senza allungamento della vocale iniziale del tema. Il verbo ha valore resultativo e la traduzione corrisponde a quella di un presente indicativo italiano. Il fatto che esso sia al singolare è spiegato dal fatto che il soggetto è un neutro plurale (μυρία): schema attico.

36 - Forma ionica, equivalente all'attico πλέως,-α,-ον. La sua funzione è quella di attributo ed è utilizzato anaforicamente, riferito prima a γαῖα e poi a θάλασσα.

37 - E' dativo singolare da ἡμέρη,-ης, è in forma ionica, che in attico si presenta come ἡμέρᾀ. Esprime il complemento di tempo continuato.

38 -ὅς, ἥ, ὅ, che in attico è pronome relativo, spesso in Omero ha valore dimostrativo; qui riprende νοῦσοι, a cui si riferisce.

39 - Questo è un accusativo neutro singolare, è un epiteto di Zeus ed è attestato con con la forma -α solo nei casi nominativo e vocativo insieme a Ζεύς e Ζεύ. Sempre accompagnato da Ζεύς forma una clausola omerica, un’espressione cioè che nei versi di Omero ritorna ripetutamente e mantiene sempre la stessa posizione metrica.

40 - Infinito aoristo medio debole asigmatico di ἐξαλέομαι.

 

2014 V B Liceo Classico Aosta